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Stress da lavoro correlato, rischi anche per Poliziotti e Militari

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Premettendo che fino all’avvento dei Sindacati Militari lo stress da lavoro correlato (SLC) non era mai stato considerato o considerato nel modo appropriato per il personale militare, resta il fatto che anche i soldati italiani sono soggetti a questo rischio in quanto lavoratori e come tali devono essere tutelati.

In Italia, il quadro normativo è costituito dal decreto legislativo 81/2008 e stabilisce l’obbligo per il datore di lavoro di valutare e gestire il rischio SLC al pari di tutti gli altri rischi per la salute e sicurezza, in recepimento dei contenuti dell’Accordo quadro europeo del 2004, richiamato più volte anche dal d.lgs. 81/2008.

A tale proposito già nel 2010 la Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro ha elaborato le indicazioni necessarie alla valutazione del rischio SLC individuando un percorso o metodo che rappresenta il livello minimo di attuazione di tale obbligo da parte del datore di lavoro.

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L’Accordo quadro europeo del 2004, definisce lo stress lavoro-correlato (SLC) come “una condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o alle aspettative riposte in loro“. Lo SLC, pertanto, interessa ogni luogo di lavoro e ogni lavoratore in quanto causato da aspetti diversi strettamente connessi con l’organizzazione e l’ambiente di lavoro.

Alcuni sindacati militari hanno evidenziato come lo SLC può quindi agire negativamente anche negli ambienti militari se non è opportunamente valutato, un esempio è l’evidenza data dal Segretario Generale di USAMI Aeronautica che in più occasioni ha messo in luce tali aspetti proprio come indicato all’accordo quadro. Successivamente anche altri Sindacati Militari di altre Forze Armate e forze di Polizia hanno dato il giusto peso allo SLC, in considerazione dei rischi a cui sono soggetti poliziotti e militari.

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La Polizia Penitenziaria, ad esempio, rende noto un recente accordo da con DAP-LUMSA per la ricerca e prevenzione dello SLC e per offrire il giusto supporto psicologico.

Da tenere in grande considerazione che allo SLC è abbinata anche il BURNOUT, una particolare condizione di stress che potrebbe essere dipendente proprio dal superamento della soglia di stress lavoro correlato che in condizioni estreme portando appunto ad atti estremi di chi ne è colpito, tal volta anche sotto forma di suicidio; altro tema molto sentito in questi ultimi anni tra le forze di polizia e armate.

Quindi, l’obiettivo principale della valutazione del rischio SLC è l’identificazione di eventuali criticità relative a fattori di Contenuto del lavoro (carico di lavoro, orario, pianificazione dei compiti, ecc.) e Contesto del lavoro (ruolo, autonomia decisionale, rapporti interpersonali, ecc.) presenti in ogni tipologia di azienda e organizzazione, che se mal gestiti possono far emergere condizioni di SLC nei lavoratori.

A partire dall’analisi dettagliata delle criticità emerse, le aziende dovranno implementare un’adeguata gestione del rischio, attraverso l’attuazione di specifiche misure correttive e preventive, al fine di migliorare le condizioni di lavoro e i livelli di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori.

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Considerato tutto quanto sopra indicato, così come specificato anche dall’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli infortuni sul Lavoro), la domanda che più ci ronza e si attanaglia più forte del dubbio: perché è sottovalutato nelle Forze Armate?

immagine: https://it.freepik.com/foto-gratuito/militare-che-soffre-di-disturbo-da-stress-post-traumatico_23440161.htm

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