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Portafoglio stipendi e contratti

Contratto Statali, attendere troppo potrebbe incidere negativamente

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La stagione dei rinnovi dei contratti per il personale della Pubblica Amministrazione, sia per i dipendenti civili che in divisa, si protrae ancora in lungaggini dovute alle posizioni ancora lontane tra sindacati e governo. Una riflessione che porta inevitabilmente a considerare come la Funzione Pubblica non trovi ancora la quadra per completare gli accordi in considerazione del fatto che i fondi per aumentare gli “STIPENDI”, e non le accessorie siano già disponibili dalla legge di bilancio 2024.

Proponiamo il seguente articolo la cui completezza può essere letta seguendo il link indicato a fine pagina.

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Come si sa, il governo ha messo sul piatto 8 miliardi di euro, stanziati con l’ultima legge di bilancio. Sono soldi che ora ci sono e se il contratto sarà approvato, dovranno essere spesi anche per gli esercizi successivi. In caso contrario, c’è il rischio che diventino un residuo nei conti pubblici e accendano gli appetiti per altre misure. Insomma meglio dare continuità ai contratti, e magari iniziare a ragionare della prossima tornata piuttosto che lasciare le somme stanziate per troppo tempo nel bilancio dello Stato.

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I tempi che si preannunciano sono di vacche magre, e partiti politici e ministri potrebbero essere determinati a tirare dalla propria parta una coperta che era già corta prima, ma diventerà ancora più ridotta con la prossima legge di Bilancio, che dovrà tenere conto del nuovo Patto di Stabilità Europeo, con cui l’Italia si è impegnata a ridurre il debito dell’1% l’anno e per farlo dovrà seguire una traiettoria di riferimento della spesa primaria netta che renda plausibile la correzione del rapporto tra debito e Pil nel medio periodo.

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Questo dovrebbe essere chiaro a tutti, al colto pubblico e all’inclita guarnigione, come dicevano una volta gli imbonitori di fiera, invece, nel nostro fronte sindacale c’è chi chiede risorse aggiuntive, senza le quali non firmerà alcun accordo, dimenticandosi di chiarire ai lavoratori che la cifra in ballo (160 ero lordi al mese in media per lavoratore) è la più alta, in termini assoluti e anche in percentuale, messa sul tavolo negli ultimi venti anni. Per capire di che cosa stiamo parlando forse sarà il caso di fare un po’ di passi indietro: Il Ccnl 2008-2009 si chiuse con un aumento medio del 3,2%, ossia di 78 euro lordi al mese.

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Per circa 10 anni, grazie al blocco dei contratti, la situazione restò cristallizzata, e si riprese a trattare solo a inizio 2018, grazie alla sentenza della Consulta, che dichiarò incostituzionale il blocco della contrattazione deciso a suo tempo dal governo di Mario Monti, accettando la tesi del ricorso presentati da noi di CONFSAL-Unsa. A febbraio 2018, quindi ottenemmo un aumento del 3,48%, cioè di 85 euro. Il contratto successivo, (2019-2021) è stato rinnovato solo a maggio 2022, e ha portato ad un aumento medio di 105 euro lordi al mese, cioè il 4,07% in più.

Continua la lettura da questo link: https://www.pamagazine.it/statali-aumenti-subito-o-i-soldi-del-contratto-sono-a-rischio/

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