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Ma quali sono queste festività soppresse?

Quando si parla di festività soppresse, si fa riferimento a tutte quelle feste religiose, giornate in cui i lavoratori potevano stare a casa e che poi sono state appunto soppresse. Dalle festività soppresse sono rimaste solo santi patroni della città che continuano a rappresentare un giorno festivo, quindi non lavorativo per tutti i dipendenti pubblici.

Tutti i giorni di festività soppresse sono stati trasformati in giornate di ferie per i lavoratori, per i dipendenti civili del pubblico impiego, per i militari e forze di polizia sono definiti nella legge 937/77.

delle sei giornate iniziali di festività, due di queste sono state aggiunte alle normali ferie, mentre le ulteriori quattro giornate sono state lasciate come permessi che se non usufruite il datore di lavoro le deve retribuire. La retribuzione deve avvenire per un massimo di 32 ore annue, pari a 8 ore della giornata lavorativa.

Ecco i giorni considerati festività soppresse:

San Giuseppe (19 marzo);

Ascensione (39 esimo giorno dopo Pasqua);

Corpus Domini (60 esimo giorno dopo Pasqua);

Unità Nazionale (4 novembre).

Come indicato in precedenza, per i militari le festività soppresse sono state normate dalla legge 937/77 che definisce le modalità per la concessione, sia per i dipendenti civili che militari della pubblica amministrazione. Tali giornate, sono anche assoggettate dagli accordi contrattuali nazionali e per la concessione sono parificate alle normali ferie o licenza ordinaria per i militari.

Qualora non usufruite anche per i dipendenti della pubblica amministrazione è prevista la remunerazione come indicato dalla legge.

immagine: freepik

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